Signature: la ricetta per identità globali
Metterci la firma è un modo per sancire la propria identità, per testimoniare la presenza, l’esserci con la mente, ma soprattutto con il corpo, fatto con la materia proveniente dai sensi e dalle percezioni, per farsi cultura. C’è un modo di raccontare l’identità che è proprio della contemporaneità, che non passa per le categorie culturali, ma per i flussi, che affonda le radici in un territorio comune spazzato dai venti delle culture altre. È così che ci si appropria di una ricetta, ci si mettono dentro gli ingredienti e le tecniche della nostra tradizione e del mondo. E’ quanto è successo a questo Menu Signature, nato tra le colline umbre e cresciuto ascoltando i soffi del pianeta; nei piatti ogni ingrediente resta riconoscibile, con la sua storia, il suo sapore, ma si arricchisce del gusto comune per rappresentare l’identità di oggi: stratificata, porosa, in divenire.
Soffio Nero apre il menu come un respiro profondo: raviolo al vapore, gamberi e fagioli dall’occhio, con demi-glace al tartufo nero. È un incontro tra Asia e Umbria, tra mare e sottobosco, tra delicatezza e intensità.
Notte ad Hokkaido è un sogno d’inverno: knödel di pane alla zucca giapponese, salsiccia umbra e vellutata di cavolo nero. Un piatto che parla di orti globali e comfort food, di migrazioni e radicamenti.
Alba del Nord ci porta verso i fiordi: tortelli di ricotta affumicata e salmone, con melograno e panna acida. È un’alba che sa di rinascita, una pasta che diventa lingua franca.
Sibilla d’Oriente è leggenda: filetto di maiale in salsa di mele dei Monti Sibillini, cous cous di farro e castagne. Il cous cous, cereale migrante, si fa umbro, montano, autunnale.
Gioconda chiude con un sorriso enigmatico: crescionda bianca alle noci, gelée ai frutti rossi, ganache al caramello salato. Un dolce che gioca tra antico e contemporaneo, tra Spoleto e Parigi
Questo non è solo un menu ma è la scuola che attraverso l’enogastronomia si fa laboratorio di cittadinanza globale.




